Sagra patronale
La Sagra di Inzago o meglio “la nosta festa” (come in passato era comunemente definita in dialetto), è una ricorrenza particolarmente sentita da parte di tutta la comunità e si svolge ogni anno la seconda domenica di ottobre. La sua nascita ha trovato motivazione nella devozione degli inzaghesi alla Madonna del Rosario ed ha avuto origini anteriori al 1803, anno in cui è stato introdotta la tradizionale fiera che si tiene il giorno seguente la domenica della Sagra. Dal punta di vista religioso le origini della Sagra sono dunque molto più antiche; risalgono infatti alla seconda metà del 1600.
La chiesa Parrocchiale, edificata nella prima metà del XII secolo e più volte rimaneggiata, è dedicata a Santa Maria Assunta la cui festa liturgica è antichissima, Sarebbe logico dedurre che la Sagra avrebbe potuto essere in onore dell’Assunta e quindi celebrata il 15 d’agosto, oppure nella domenica precedente o posteriore a tale data. La Comunità ha invece deciso di celebrare la Sagra, “Al Festum” come si diceva un tempo in dialetto, alla seconda domenica di ottobre in onore della Madonna del Rosario. Perché? Quali furono i motivi di tale decisione?
La devozione alla Madonna ed al Rosario è molto sentita nella zona;.probabilmente tale devozione è stato accresciuta o comunque favorita, in questa porzione di terra lombarda, dall’importante manifestazione mariana di Caravaggio avvenuta al tramonto di lunedì 26 maggio 1432.Volendo gli inzaghesi del tempo rendere più manifesta la loro devozione alla Madonna, decisero di erigere una Congregazione del Santo Rosario e inoltrarono domanda all’autorità ecclesiastica. Avuta l’autorizzazione il 14 ottobre, seconda domenica del mese, all’altare della Vergine nella chiesa Parrocchiale, la Congregazione fu solennemente ed ufficialmente eretta in forma canonica. “… in ricordo all’esultanza di quel giorno ogni anno si celebrò con grande pompa la commemorazione che divenne la Sagra (o festa) del paese…”.
Queste dunque le origini ed il motivo religioso della Sagra. È tuttavia ragionevole ritenere che anteriormente a quell’evento, ed a quella data, la Comunità celebrasse già una propria sagra.
Oltre alla devozione della recita del santo Rosario, essi operarono pure con sensibilità ed entusiasmo per rendere la festa in onore della Madonna sempre più bella.
Da questo punto di vista il risultato dell’impegno della Congregazione del santo Rosario può essere ancora oggi ammirato ed apprezzato nella magnifica statua della Madonna col Bambino e nell’artistico trono a baldacchino sul quale la statua viene solennemente portata in processione il giorno della Sagra.
La Sagra del paese ad ogni edizione sa acquistare nuovo fascino, riaccendere entusiasmo e portare con sé gradite novità che esprimono la creatività ed il dinamismo degli inzaghesi, ma anche il loro impegno per il rispetto e la salvaguardia delle genuine tradizioni del passato. A proposito di passato può essere interessante uno sguardo retrospettivo per conoscere come era vissuta al tempo dei nostri nonni o dei nostri genitori, la festa del paese.
Attingendo dal ricordo dei loro racconti ritorniamo con l’immaginazione agli anni del 1800 ed ai primi del 1900; quando le strade erano ancora acciottolate e le contrade e i cortili risuonavano di ben altri rumori. A quell’epoca era forse più sentita e rimarcata anche esteriormente la componente religiosa.
La Sagra era primariamente la festa della Madonna del Rosario. La settimana che precedeva la festa era da tutti vissuta con particolare tensione: l’avvicinarsi della festa era il preludio di qualcosa di nuovo e diverso che doveva accadere, in grado di rompere un poco la monotonia della vita di tutti i giorni. I ragazzini l’attendevano per gustare un dolce e vedere l’arrivo di qualche giocoliere ambulante, gli adulti per incontrare parenti ed amici, alcuni dei quali giungevano da fuori paese e per partecipare alle solenni liturgie.E poi sarebbe seguito il lunedì della fiera delle merci e del bestiame: giornata davvero speciale capace di calamitare l’attenzione di tutti. Le massaie, in un’atmosfera da sabato del villaggio, preparavano anche la casa per il giorno di festa, il vestiario per le grandi occasioni. Una certa attenzione era pure riservata all’aspetto gastronomico: per il pranzo della domenica della sagra era “sacrificato” qualche pennuto ruspante, sicuramente nostrano e di ottima qualità. Non poteva mancare sulla tavola la tradizionale paciarela che ovviamente, dopo aver acquistato gli ingredienti in drogheria, veniva impastata, preparata e cotta in casa nel fornello del camino. Un’altra portata che per l’occasione non poteva mancare sulla tavola era il risotto, annaffiato con generosi bicchieri di vino: di quello buono che si acquistava all’osteria.
La solennissima processione con la statua della Madonna del Rosario era il momento più importante della giornata.
Se la domenica della sagra era vissuta nella più sentita cornice religiosa, il lunedì della tradizionale fiera delle merci e del bestiame, costituiva l’occasione speciale, durante l’anno, per acquistare vestiario, pentole di rame, generi alimentari,, casalinghi, calzature, pellame, finimenti per le bestie da tiro, a attrezzi agricoli, ecc. Nel settore zootecnico: mucche da latte, manze, vitelli, tori, cavalli, asini, muli, e maiali. Fin dal primo mattino, quando arrivavano i carri che trasportavano il bestiame e poi per l’intera giornata, la piazza era presidiata e controllata dai mediatur figura di intermediario, oggi scomparsa, in cerca di una vantaggiosa mediazione. I contadini sostavano in piazza per l’intera giornata e non rincasavano nemmeno per il pranzo. Era usanza in quel giorno fermarsi nelle osterie per mangiare un sostanzioso piatto di buseca (trippa) con gustosi insaccati di maiali bolliti o stagionati. A tale scopo tutti gli osti si prodigavano alla meglio per soddisfare la massiccia richiesta di coperti.
La sera coglieva tutti stanchi ma soddisfatti; tutti lasciavano la piazza contenti: chi per aver concluso un buon affare e chi per essersi incontrato con amici ed aver vissuto in compagnia un giorno diverso dal solito in grado forse di far dimenticare un poco la fatica del lavoro e le preoccupazioni di ogni giorno.